La non violenza? Non paga. Potremmo usare i Kamikaze

DHARAMSALA (India) – Non subito. Magari tra qualche anno.Però potrebbe giungere il momento per il movimento di resistenza tibetano di adottare la via dei kamikaze già in voga nel mondo Musulmano.
Attentati suicidi a Lhasa: sembra contraddire tutto ciò che da mezzo secolo caratterizza la figura del Dalai Lama e la lotta del suo popolo contro l’occupazione cinese. Ma per Tsewang Rigzin, da quattro mesi presidente del congresso giovanile tibetano, si tratta di “uno sviluppo più che possibile”. “Tutto è aperto. E’ un fatto che la non violenza predicata dal Dalai Lama non ci porta da nessuna parte. Anzi ha permesso ai cinesi di espellerci dalla nostra Patria e di continuare nel genocidio delle nostre tradizioni culturali e religiose. Dunque potrebbe presto arrivare l’ora di cambiare strategie di lotta.” sostiene nel suo ufficio sulle colline alberate di Dharamsala, dove si trova anche il governo tibetano in esilio. Nato in India nel 1971 da genitori profughi, trasferitosi 12 anni dopo negli Stati Uniti, da un anno Rigzin ha lasciato moglie e due figli per dedicarsi alla sua missione di guidare il più forte movimento tibetano tra quelli non legati al Dalai Lama.
Il vostro obbiettivo?
“Ridare l’indipendenza al nostro paese, a ogni prezzo. Ma dobbiamo fare in fretta.
Ogni giorno che passa allontana la nostra meta specie da dopo la costruzione della ferrovia che dal 2006 collega più facilmente Pechino al Tibet”.
Il Dalai Lama minaccia le dimissioni nel caso continuino le violenze anti-cinesi.
“Lo ha già minacciato altre volte. E’ bene tener conto che le manifestazioni iniziali, il 10 marzo, furono pacifiste. La polizia cinese ha infiltrato agenti tra la folla per screditare il movimento. Sono stati loro a fomentare le violenze.”
Cosa risponde a chi sostiene che la simpatia mondiale per la vostra causa è dovuta soprattutto alla non violenza?
“Rispondo che il pacifismo ci ha condotto su di un binario morto. Di noi si parla solo in modo episodico, limitato. Siamo dimenticati dalla comunità internazionale. Tante belle parole e poi il nulla. Guardiamo invece come si fanno sentire i palestinesi e gli attivisti in Iraq grazie agli attentati suicidi. L’ attenzione dei media mondiali è tutta per loro.”
Si, ma attenzione non significa sostegno.
“Noi siamo in una situazione disperata. Se la no0n violenza fosse vincente significherebbe che anche la nostra causa lo è. Invece stiamo perdendo.”
Nel mondo crescono le voci di chi vorrebbe boicottare la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici.
“Speriamo che siano in tanti a seguire l’esempio del presidente Sarkozy. Ma sarebbe meglio che i giochi venissero boicottati tout court.”
La Cina vi accusa di razzismo nei confronti dei suoi civili a Lhasa
“Mi dispiace che civili siano coinvolti nello scontro. Ma la responsabilità è del governo cinese, che spinge la sua popolazione ad occupare le nostre terre. Alla fine dovranno andarsene, solo così noi potremo riavere il nostro Paese e la Pace.”

di Lorenzo Cremonesi

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